Le migliori soluzioni per il riscaldamento a pellet

Pellet, l’Europa si attrezza per il boom

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Il pellet è una fonte di energia termica in continua crescita, come abbiamo scritto più volte in passato. Il punto interrogativo principale è però dato dalla dipendenza dell’Europa dalle importazioni estere di questo materiale: movimentare tonnellate da un continente all’altro del pianeta provoca senz’altro un quantitativo di emissioni importanti, probabilmente tale da annullare il beneficio dell’utilizzo della biomassa stessa.

Senza contare la mancata valorizzazione della filiera locale. Eppure, questo fenomeno sembra inarrestabile: ne è un esempio significativo l’investimento da 13 milioni di euro avviato al Terminal Rinfuse di Genova, dedicato proprio a un impianto per l’insaccaggio e pallettazione del pellet.

Il nuovo impianto ha una capacità produttiva oraria massima di 18 tonnellate, pari a 1.200 confezioni di prodotto da 15 kg ciascuna, ed è in grado di operare, a pieno regime, 24 ore su 24 con l’impiego di una forza lavoro di circa 10 unità. E’ dotato di un magazzino attrezzato suddiviso in 8 settori per lo stoccaggio della merce in grado di accogliere fino a 20 mila tonnellate di rinfuse.

Nel 2014 è previsto un volume di 50 mila tonnellate di prodotto insaccato e pallettizzato, valore che dovrebbe raggiungere le 60 mila tonnellate nel 2015 e le 70 mila tonnellate nel 2016. Insomma numeri significativi e, soprattutto, in continua crescita.

Ma da dove arrivano queste immense quantità di materiale? In particolare dagli Usa, dove il valore totale delle esportazioni di pellet ha raggiunto i 650 milioni di dollari nel 2013, con una crescita delle spedizioni di pellet di quasi il 50 % rispetto all’anno precedente.

L’export a stelle e strisce è aumentato dalle 800.000 tonnellate del 2011 alle 2,9 milioni di tonnellate del 2013 , secondo i dati ufficiali dei produttori locali. Buona parte dei nuovi impianti produttivi sono stati costruiti proprio sulla Costa atlantica, con vista sull’Europa, in particolare in Georgia, North Carolina e Virginia. Più limitata ma comunque significativa è stata la crescita dell’export canadese, i cui volumi sono comunque aumentati di oltre il 50 % rispetto al 2011.

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